Secondo la Cia, le famiglie colgono al volo le offerte della Gdo sui prodotti tipici pasquali, visto che il risparmio sui dolci simbolo può arrivare anche al 50 per cento. Con la crisi gli italiani si scoprono meno “spreconi”: riciclato il 15% della spesa complessiva del lungo fine settimana di festa, per un valore di quasi 149 milioni di euro.
Colombe e uova di cioccolato in saldo sostituiscono merendine e biscotti. Almeno fino alla fine del mese tre italiani su cinque trasformeranno due dei simboli di Pasqua in prodotti per la prima colazione e per dolci spuntini pomeridiani, con un occhio puntato al risparmio e uno al riciclo. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori.
Passata la festa, infatti, sono partiti i saldi sugli prodotti tipici e nei punti vendita della Gdo, dai supermercati ai discount, si possono comprare colombe e uova di cioccolato a prezzi davvero convenienti -spiega la Cia- con sconti che arrivano anche al 50 per cento. Un’occasione di risparmio che le famiglie colgono al volo, tanto più che questo tipo di saldi è di natura prettamente commerciale e non riguarda assolutamente la qualità degli alimenti.
D’altra parte, con la crisi e il potere d’acquisto sottoterra, le famiglie certamente non si lasciano sfuggire l’occasione di dimezzare il budget di spesa per i dolci e la colazione -osserva la Cia-. Senza contare che proprio le difficoltà economiche hanno invertito la tendenza “sciupona” degli italiani, che riscoprono il riciclo degli avanzi in cucina.
Gli sprechi maggiori si concentrano proprio durante le feste, Natale e Pasqua in testa -ricorda la Cia- quando si arriva a buttare fino a un terzo del cibo acquistato, in particolare latticini, uova e carne (43 per cento), seguiti da pane (22 per cento), frutta e verdura (19 per cento), pasta (4 per cento) e dolci (3 per cento). Ma stavolta, nella Settimana Santa, l’attitudine “dissipatrice” degli italiani ha fatto un po’ marcia indietro. Consentendo di “salvare” dalla pattumiera il 15 per cento della spesa alimentare pasquale, per un valore di quasi 149 milioni di euro.
Aguzzando la fantasia, infatti, sempre più famiglie stanno imparando come cucinare con gli avanzi di pranzi e cene -sottolinea la Cia-. E non si tratta più solo di “riscaldare la minestra”, ma di creare piatti nuovi da quello che è rimasto nel frigo. Ad esempio con il pane raffermo si può fare il pangrattato, ma anche le bruschette, il pancotto e la pappa al pomodoro; con le verdure le torte rustiche, le zuppe e il brodo vegetale; con la cioccolata delle uova di Pasqua tanti dolci e ciambelloni. E il vantaggio non è solo economico, ma anche etico: impegnarsi a non sprecare cibo è anche una scelta ambientale, visto che -conclude la Cia- ogni tonnellata di rifiuti organici genera ben 4,2 tonnellate di Co2.