Anima di Nutrire la Città che Cambia è il viaggio, movimento nello spazio, nel tempo e nel pensiero, generatore di notizie, racconti e connessioni, ingredienti essenziali di qualsiasi scrittura. Questo primo articolo del blog prende spunto dalle suggestioni e le meraviglie di una terra lontana, l’India, seguendo la migrazione di un frutto dalla forma cilindrica, appuntito all’estremità e cosparso di bitorzoli, verde e dal sapore decisamente amaro, partito dall’Asia sudorientale per giungere sotto il microscopio del nostro progetto.Fin dal giorno in cui abbiamo incontrato questo curioso ortaggio, abbiamo stabilito per convenzione di chiamarlo Ampalaya, che è il suo nome in lingua tagalog, diffusa nell’arcipelago delle Filippine. Non esistendo un epiteto italiano indirizzato a questo ortaggio, è stato fondamentale riflettere sul nome con cui, da quel momento in poi, vi avremmo fatto riferimento. Questa decisione è nata da un’apparentemente banale esigenza pratica, per poi dischiudere un affascinante corolla di parole e declinazioni. Quella di utilizzare il termine Ampalaya nel blog di Nutrire la Città che Cambia è in realtà una decisione di grande responsabilità, il nome è un semplice gruppo di lettere che però sorregge temi importanti, come l’identità. La scelta finale è ricaduta sull’identificativo in uso nella comunità filippina, che a Milano è uno dei gruppi stranieri più numeroso.
Nel mondo scientifico è diffusamente utilizzato l’inglese bitter gourd, che si riferisce nello specifico alla specie Momordica charantia (L.), membro della famiglia delle cucurbitacee a cui appartengono zucche, zucchine e cetrioli. Karela è il nome in Hindi, una delle lingue ufficiali della Repubblica dell’India, estensivamente parlata anche per via del suo impiego nei popolari film di Bollywood.
Una volta stabilito come chiamare questo ortaggio migrante protagonista del progetto, si è dovuto cominciare ad acquisire le conoscenze necessarie in vista della sua coltivazione. Ci siamo così dedicati alla ricerca e allo studio del materiale bibliografico disponibile sull’argomento, cercando articoli su riviste sceintifiche internazionali, ed accorgendoci di quanto fosse davvero poco conosciuto e studiato in Italia e in molti Paesi d’Europa. Abbiamo cominciato così a sentirci quasi pionieri dell’Ampalaya, almeno nella nostra area geografica. Nel corso di questa ricerca mi sono imbattuto nell’annuncio riguardante la Conferenza Internazionale sul bitter gourd, amichevolmente detta Big2014, che si sarebbe svolta a Hyderabad, nell’India meridionale, il 20 e il 21 marzo.
Sono trascorsi alcuni mesi di intensi preparativi, nei quali per prima cosa ho messo a punto un poster da presentare alla conferenza. Non solo stavo per partire per l’India, dove avrei acquisito una visione più completa sull’argomento su cui mi stavo cimentando – oltre a compiere un viaggio indimenticabile – ma avrei anche presentato Nutrire la Città che Cambia, i suoi principi ispiratori, i suoi temi, e ciò che avevamo intenzione di fare, ad un evento di portata mondiale, con ricercatori provenienti da tutti i continenti.
Nel corso di questi due interi giorni di lavoro in cui si è articolata la conferenza, intervento dopo intervento il mondo dell’Ampalaya si è dischiuso davanti ai miei occhi. La sua coltivazione in Asia cominciò migliaia di anni fa, e come tutto ciò che ha una storia molto antica, la mole di conoscenza racchiusa nell’annuale ripetersi di questa coltivazione è enorme, ed espansa attraverso diverse discipline.
L’Ampalaya è una pianta dalla forma di liana che può raggiungere la lunghezza di ben cinque metri, produce fiori gialli per tutta l’estate, dai quali si generano i suoi strani frutti. Le api provvedono all’impollinazione dei fiori, ed hanno dunque un ruolo di primo piano nella produzione. La pianta dell’Ampalaya ha natura erbacea e resta verde per tutta la durata della sua vita. Essendo quindi impossibilitata a sorreggersi da sola è necessario sostenerla con una struttura artificiale di pali, similmente a quanto avviene per pomodori e fagioli.
Il sapore dell’Ampalaya è tipicamente molto amaro, e difficilmente apprezzato dai palati europei, mentre è considerato delizioso presso le cucine orientali. La ricerca delle ricette migliori per poter rendere questo ortaggio maggiormente apprezzabile ai gusti occidentali porrà un’interessante sfida culinaria per chi desideri cimentarvisi.
Come spesso accade nel mondo vegetale, però, sapori amari sono accompagnati da speciali proprietà positive per la salute umana, o degli animali che se ne cibano. All’interno della conferenza BiG 2014 si è discusso a lungo sul contenuto eccezionalmente elevato di composti curativi nel frutto dell’Ampalaya. Queste sostanze comprendono antiossidanti e sostituti naturali dell’insulina, suscitando così l’acceso interesse del ramo medico, che vede in questa pianta un’opportunità per integrare le terapie contro il diabete e il cancro. Non a caso l’Ampalaya fa parte del gruppo sempre più studiato di alimenti detti nutraceutici, avendo la capacità di nutrire e di curare allo stesso tempo, in seguito alla loro semplice assunzione.
La varietà di aspetti trattati nel corso della conferenza dimostra come un solo ortaggio possa costituire oggetto di studio nell’ambito della botanica, dell’agronomia, della biochimica, della fisiologia, della medicina e della farmacologia, ma anche dell’economia e della culinaria. L’Ampalaya ha tutte le carte in regola per uscire dai confini entro i quali si è evoluta ed occupare un posto di rilievo nelle agricolture e nelle culture di tutto il mondo, spinta dalle promesse insite sotto la sua sottile epidermide verde, di poter contribuire alla lotta contro alcune delle peggiori malattie del nostro tempo.
Lungo le strade dell’India circolano mezzi per il trasporto delle merci e delle persone di ogni ordine e grado, ognuno però decorato con i vivaci colori di questa variegata cultura. Molti di questi riportano sul loro lato posteriore la scritta “Blow Horn, Please”, suonare il clacson per cortesia. È un invito agli automobilisti più veloci a sorpassare, purché segnalino la manovra che stanno per compiere.
Parallelamente, l’Ampalaya sta viaggiando sempre più per le strade del mondo, seguendo le rotte delle migrazioni umane. Le sue qualità straordinarie ne fanno anche un ortaggio alquanto veloce, verso cui rivolgere l’attenzione non appena lo si vede passare. Per questo, avendo dimostrato il diritto di questa pianta a passare avanti, per il beneficio comune di tutte le parti del mondo, Blow Horn Karela!
Keyword: ampalaya, cucurbitaceae, Big2014, ricette, salute