“E questi ballano ballano… qui tra poco comandan loro!” dice una voce dal forte accento meridionale udita presso un marciapiede a lato di via Mac Mahon, a Milano in zona 8. Proviene da una donna di mezz’età con i capelli tinti di rosso, la quale probabilmente, mentre la via è attraversata dalla Carovana delle Culture, ha cancellato dai propri ricordi il fatto di essere stata lei stessa una migrante.
“On va s’aimer, on va danser, c’est la vie!” sono le parole del celebre pezzo di Cheb Khaled, cantante algerino naturalizzato in Francia ed esponente del genere pop raï, che tra i tanti che si susseguono scatena particolare entusiasmo e suggerisce una chiave per leggere questo inusuale sabato pomeriggio milanese. Quale modo migliore per comunicare i valori dell’integrazione e dell’inclusione, se non attraverso la musica e il ballo, o come viene proclamato dal carro che guida la manifestazione, con la cultura?
La Carovana delle Culture è stata organizzata lo scorso sabato 21 giugno dall’organizzazione Convergenza delle Culture, in risposta al pericoloso ritorno in zona 8, così come in tutta la città di Milano, di pericolosi gruppi di stampo razzista e xenofobo. L’iniziativa ha visto sfilare lungo via Mac Mahon alcuni gruppi rappresentanti le diverse culture presenti nel quartiere. Ogni gruppo ha indossato costumi tradizionali e si è esibito in balli e coreografie proprie dei loro Paesi d’origine, incolonnandosi in una carovana che ha portato lungo il percorso tutti i continenti del mondo. Argentina, Bolivia, Ecuador, Filippine, Kenya, Perù, e molti altri.
Di tanto in tanto alzo gli occhi verso le finestre e i balconi dei palazzi, e noto che le diverse e variopinte musiche che si susseguono a tutto volume metro dopo metro, popolo dopo popolo, spingono i residenti ad affacciarsi e a mostrarsi. La realtà che mi si presenta è semplice e immediata, la città sta cambiando. Vedo volti dai diversi tratti somatici e carnagioni di varie tonalità. Molti rimangono seri e osservano la sfilata senza manifestare alcuna apparente emozione, altri sorridono, qualcuno con i propri gesti tradisce un’incalzante voglia di ballare.
Si può al massimo fingere che non sia vero, inserire dei filtri sopra le proprie retine in modo da selezionare cosa vedere e cosa no. Milano è una città sempre più a colori, dove si arriva per cercare lavoro, fuggire da guerre, fame e persecuzioni, studiare, divertirsi, o per amore
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