18 e il 19 novembre 224 ª edizione dell’appuntamento agricolo della Bassa Lodigiana. Dal 1° gennaio ci sarà la nuova Pac, la politica agricola comunitaria, durerà fino al 2020. Le modifiche rispetto a quella precedente metteranno alla prova il sistema, e le capacità di progettare le nostre attività.
Negli anni della trattativa l’Italia non sempre si è tutelata, come ha detto anche il ministro all’agricoltura Maurizio Martina. Ora è inutile recriminare, perché dobbiamo lavorare con l’esito del negoziato europeo.
Sono quattro i capisaldi della Pac: pagamenti diretti (ventisette miliardi di euro), sviluppo rurale (ventuno miliardi), organizzazione comune di mercato (ocm) (4 miliardi), e regolamento orizzontale sul finanziamento, sulla gestione e sul monitoraggio. Questi ambiti sono declinati in sfide economiche, ambientali e territoriali. Dal punto di vista del mercato vi sono da tenere in considerazione sicurezza alimentare, variabilità dei prezzi e crisi post 2008. Per quelle ecologiche vi sono emissioni gas serra, degrado terreni, qualità aria e acqua, habitat e biodiversità. Per quelle territoriali vi sono vitalità aree rurali e biodiversità agricola dell’Unione Europea.
La declinazione italiana accentua il greening, pratiche sostenibili, come diversificazione delle produzioni a seminativo sopra i dieci ettari, mantenimento prati permanenti, e presenza di almeno il sette per cento della superficie aziendale come area di interesse ecologico. Altro sostegno è quello alle attività in difficoltà come la zootecnia, con un’attenzione alla filiera bovina, e le coltivazioni di riso e barbabietole da zucchero. Il ministero ha pure incrementato del venticinque per cento il fondo per i giovani agricoltori. Purtroppo in Lombardia c’è consumo di suolo, nonostante la crisi dell’edilizia proseguono gli investimenti nelle grandi opere. La legge urbanistica in discussione in Regione consentirà nuovo cemento e asfalto, malgrado capannoni vuoti e riduzione di traffico. Da quindici anni abbiamo lanciato l’allarme, ascoltati solo nel lessico, visto che quasi tutte le istituzioni concordano, ma l’operato le smentisce. E’ possibile infatti vedere il consumo di suolo in pressoché tutti i comuni, parchi compresi. Nelle zone protette, però, è complicato e oneroso, se non impossibile, riutilizzare i fabbricati rurali dismessi, beni comuni culturali e paesaggistici, oltre che patrimoni aziendali.
Speriamo in un miglioramento della legge nel dibattito in Regione, visti anche i sostegni della Pac all’agricoltura sostenibile.
Dario Oliverio, presidente provincia Cia Città Metropolitana di Milano