Nutrire la città che cambia non si occupa solo della coltivazione nell’area metropolitana di ortaggi esotici, ma anche di legami, esperienze, storie di quotidianità, realtà legate a terre lontane e vicine al nostro paese.
Nasce per migliorare l’accoglienza e la convivenza, a partire dalla cultura del cibo, che è benessere fisico e psichico delle persone, oltre che piacere e attività economica.
L’orto comune del quartiere milanese di Niguarda e Yamoudou ne sono un esempio.
Questa piccola coltivazione, voluta fortemente dall’agronomo del Parco Nord Milano Fabio Campana per recuperare un’area inutilizzata da anni, è una realtà giovane che si basa su valori semplici ma di estrema importanza: portare giovani, anziani e bambini a riscoprire il contatto con la natura, e condividere esperienze, saperi e giornate di lavoro. L’OrtoComune di Niguarda crea coesione sociale attorno ad un bene primario, la terra, e ai suoi prodotti rigorosamente bio.
È in questa realtà che agli inizi di giugno è arrivato Yamoudou.
Yamoudou ha trentacinque anni e viene da Mali, un paese afflitto da una guerra civile ai più sconosciuta. Un conflitto che fa paura, che distrugge vite e speranze. Una guerra dalla quale è fuggito lasciando parenti, amici, ricordi e tradizioni, alla ricerca di un posto migliore in cui vivere.
Yamoudou è un immigrato. È un rifugiato. Ma soprattutto è un uomo, con valori saldi, una persona onesta e che ama fare uno dei lavori più duri che ci siano: coltivare la terra.
È arrivato in Italia nel 2012, per mesi è stato in un centro d’accoglienza in attesa dei documenti, ottenuti i quali ha trascorso circa due anni a Brindisi, lavorando nei campi per pochi spiccioli, troppo pochi per la fatica e per poter condurre una vita dignitosa. Yamoudou, però, non si è arreso e ha trovato le forze per cambiare città, vita, amici ancora una volta, sempre alla ricerca di qualcosa di meglio.
Da circa un anno è a Milano, e qui grazie al Celav (Centro di formazione del lavoro del Comune di Milano), ha trovato lavoro come tirocinante presso il Parco Nord.
Da giugno fino ad oggi, Yamoudou ha lavorato all’OrtoComune coltivando zucchine, pomodori, insalate, finocchi, zucche e le sue esotiche.
All’OrtoComune, infatti sono state condotte piccole coltivazioni di quinoa, camote, melanzana africana e okra.
Yamoudou conosce bene queste ultime due colture, si coltivano da sempre nella sua terra dove sono utilizzate per preparare piatti tipici.
Senza il suo prezioso contributo gli ortaggi non sarebbero cresciuti così bene. Grazie, invece, a un gran lavoratore come lui, alla sua curiosità e al suo buonumore l’OrtoComune di Niguarda, e tutte le persone che hanno avuto il piacere di lavorare al suo fianco, anche solo per un’oretta, ci hanno guadagnato molto, sia sul piano lavorativo che su quello umano.
I più giovani e inesperti nel campo dell’orticoltura, entrando all’orto si rivolgevano a Yamoudou con una classica domanda: “Yamoudou, cosa posso fare?” mentre i più anziani e esperti si confrontavano con lui, tutto sempre nella più totale serenità e spontaneità.
Ho voluto raccontare questa esperienza di vita sia perché rientra a pieno nel progetto sulle esotiche seguito dalla Cia, ma, soprattutto, perché è un esempio di come, quando si ha a che fare con persone intelligenti, l’incontro di due mondi e di due colture diverse, è una condivisione che può far crescere, può migliorarci, può riempire il cuore di gioia, non certo uno scontro.
K’an be Yamoudou