Uno studio di Regione Lombardia diffuso il 12 aprile in occasione di Vinitaly dimostra che l’evoluzione al biologico sta cambiando l’identikit del vitivinicoltore lombardo. Quasi il 70% delle aziende vitivinicole è infatti gestito da diplomati o laureati (45% di essi con diploma di scuola superiore e 23% con diploma di laurea); le percentuali sono doppie rispetto ai diplomati e triple rispetto ai laureati wa capo di imprese tradizionali. Inoltre, nelle aziende vitivinicole il numero di imprenditori giovani supera quello delle imprese tradizionali: 25,4% contro 13,2%.
Il settore vitivinicolo biologico in Lombardia è in continuo sviluppo: dal 2008 a oggi le superfici a vigneto per questo tipo di produzione sono aumentate del 150%, passate da 870 a oltre 2.200 ettari. Inoltre, il bio rappresenta oggi circa l’11% dell’intera superficie vitata lombarda, che nel 2015 ha superato complessivamente i 20.500 ettari.
Le aziende vitivinicole biologiche censite nella regione sono 213. La provincia di Pavia risulta la capofila dal punto di vista della superficie convertita al bio: 623 ettari, di cui più del 50% in conversione. Tuttavia, si stima che presto la provincia di Brescia opererà il sorpasso: il forte incremento previsto per le superfici in conversione, stimato del 300%, porterà i vigneti condotti con il metodo biologico dagli attuali 368 a 1.436 ettari.
Regione Lombardia, tramite il Piano di Sviluppo Rurale, investirà 12 milioni di euro nel settore biologico. Come afferma Gianni Fava, assessore all’Agricoltura di Regione Lombardia, il bio è una: “nicchia in forte crescita in tutti i settori agricoli, al biologico guardano in particolare giovani produttori che hanno spesso una più alta scolarizzazione e specializzazione”.
Il presidente di Unioncamere Gian Domenico Auricchio plaude l’impegno dei giovani imprenditori vitivinicoli e afferma: “Siamo in una fase di ripensamento delle priorità dello sviluppo economico e la riscoperta della terra e della sua capacità di dare lavoro e soddisfazioni ne fa parte a pieno titolo”.