Si è tenuto ieri a Lodi un incontro, organizzato dalla Provincia di Lodi e dal Consorzio di Bonifica Muzza Bassa Lodigiana, per parlare della crisi idrica che sta colpendo il territorio lodigiano e più in generale della Lombardia. Dopo le introduzioni del presidente della Provincia di Lodi, Fabrizio Santantonio, e del presidente del Consorzio Muzza Ettore Grecchi, è intervenuto con una relazione tecnica il professor Claudio Gandolfi del Dipartimento risorse idriche e territori agroforestali dell’Università degli Studi di Milano.
La parola è stata data poi ai presenti, tra cui Piersilvano Borella, vicepresidente di Cia Agricoltori Centro Lombardia.
“Salvare le falde è fondamentale per salvare l’agricoltura. – spiega Borella – Se si continua a prelevare acqua e non si permette ai livelli di crescere, l’abbassamento provocherà enormi problemi alle aziende zootecniche, che non potranno abbeverare gli animali. Nelle relazioni esposte si è parlato dell’utilità ed efficacia delle irrigazioni a pioggia o pivot, queste sono però tecniche adatte solo per alcuni tipi di terreno e soprattutto hanno una dispersione di acqua esorbitante: il 70% dell’acqua evapora, il 30% resta sulla pianta, quindi nulla finisce nella falda.”
Per il vicepresidente di Cia Agricoltori Centro Lombardia il sistema più efficace per salvaguardare le falde e aiutare tutti gli agricoltori è l’irrigazione a scorrimento. “E’ molto facile comprendere il perché: il 70-80% dell’acqua irrigata con lo scorrimento, torna in falda dal terreno. La falda, in questo modo, non muore e lo scorrimento stesso dell’acqua garantisce risorse idriche a tutti i terreni lungo gli impianti, senza distinzione.”
Sulla questione invece della difficoltà di controllare il reale utilizzo di acqua delle aziende, il vicepresidente Borella spiega come stanno davvero le cose. “Nella discussione è emerso il fatto che non viene fatto un reale controllo dei consumi dei pozzi, questo non è vero. Per tutti i pozzi irrigui che hanno meno di 10 anni e portata superiore ai 90 litri al secondo, è infatti imposto che ci siano i contatori. Anche i pozzi vecchi che vanno in scadenza di concessione sono obbligati a montare i contalitri per il rinnovo della concessione stessa. Inoltre, tutti gli anni viene poi fatta la denuncia di quanti metri cubi di acqua sono stati consumati, quindi dei dati ci sono.”
Borella ha poi voluto chiarire le differenze che esistono tra le diverse zone della Lombardia, rispondendo ai dati esposti dal Consorzio Muzza circa l’eccellente stato di salute del Lago di Como rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: “Quando si dice che la Pianura Padana rappresenta un territorio unico al mondo per ricchezza di produzioni e disponibilità di acqua, si deve fare dei distinguo. Ad esempio il Lago d’Iseo e il Lago di Garda in questo periodo non hanno livelli di acqua minimi richiesti per garantire irrigazione, i territori di quella zona vivono perciò situazioni diverse da altri.” Tantopiù che il consorzio che regola i flussi del fiume Serio ha già allarmato gli agricoltori. “Ci è stato suggerito di non piantare mais perché è molto probabile che non ci sarà acqua per poter terminare la coltivazione. Da un lato è un bene saperlo, dall’altro però il danno acquista dimensioni notevoli. “
Permangono quindi diversi punti di vista circa la situazione della siccità e soprattutto su ciò che è giusto fare per poter migliorare la gestione idrica. “Stiamo per affrontare un altro periodo molto difficile: senza acqua non si irrigano i campi e non si può abbeverare gli animali, eventi gravissimi. La posizione degli ambientalisti e di alcuni politici, che chiedono si passi all’innaffiatura a pioggia e pivot per ridurre il consumo di acqua, non ha alcun senso né in termini di salvaguardia dell’ambiente né in una logica di protezione dell’agricoltura. Serve da parte di tutti maggiore buonsenso e spirito di collaborazione, anche tra gli agricoltori stessi. Salvare le falde deve essere il primo obiettivo per superare queste situazioni di crisi, l’agricoltura è per definizione il primo baluardo contro la distruzione dell’ecosistema ma senza le imprese agricole ci sarà ben poco da salvare.” conclude Piersilvano Borella.