In migliaia hanno manifestato a Roma, Bologna e Catanzaro con Cia, Confagricoltura e Copagri con lo slogan “Ei fu…siccome immobile”. Servono risposte urgenti contro lo stallo istituzionale sulla crisi del settore primario.
“Vogliamo produrre cibo di qualità e non carte in quantità”. E ancora: “Agricoltori zero euro” e “Le vacche non mangiano chiacchiere”: questi alcuni dei cartelli con cui migliaia di agricoltori sono scesi in piazza oggi per fronteggiare l’emergenza del settore primario.
Cia, Confagricoltura, Copagri, ma anche gli agricoltori di Alpaa, Uci, Ugc e Aic, hanno aderito alla manifestazione per lanciare un grido d’allarme: dal 2000 a oggi hanno chiuso oltre 310 mila imprese del settore primario. Numeri impressionanti, destinati a salire se non si trovassero soluzioni ai tanti problemi del settore: 600 milioni di euro di liquidazione della Pac 2015 non ancora erogati agli agricoltori; il costo della burocrazia che ammonta a 4 miliardi l’anno; il dimezzamento dei prezzi sui campi rispetto al 2015, dove in media per ogni euro speso dal consumatore finale, solo 15 centesimi vanno nelle tasche del contadino; l’embargo russo, che ha già fatto perdere al comparto 355 milioni di euro, con esportazioni “made in Italy” dimezzate in quasi due anni; la cementificazione del suolo, che continua a ritmi di 56 ettari al giorno convertiti in cemento; l’abbandono delle aree rurali; i danni da fauna selvatica.
Gli agricoltori denunciano soprattutto una mancata attenzione del governo verso un settore vitale per il Paese, che impiega oltre 2 milioni di lavoratori, fattura oltre 300 miliardi di euro e macina esportazioni da record sui mercati stranieri, con quasi 37 miliardi realizzati solo nell’ultimo anno.
Cia, Confagricoltura e Copagri sono scese in piazza per sensibilizzare l’opinione pubblica, la politica e le istituzioni, a cui è stato consegnato un “documento-piattaforma” di proposte chiare e concrete a sostegno del settore, che comprendono:
- modifica della Pac, che comprenderebbe: accrescimento dei pagamenti accoppiati ai settori in crisi, ripensamento del greening e semplificazione degli strumenti di gestione del rischio, anche a tutela del crollo dei prezzi;
- favorire un’economia contrattuale più equa e trasparente;
- lanciare le azioni del Psr e interventi come il piano latte e il piano olivicolo;
- condurre una valutazione degli effetti delle concessioni sui mercati;
- applicare idonee misure di salvaguardia dei nostri mercati, al fine di bloccare l’import di alimenti prodotti con fitofarmaci vietati in Italia e in Europa;
- riavviare il dibattito con la Pubblica Amministrazione e rilanciare il progetto del Ministero dell’Agroalimentare, che unisce le competenze delle Politiche agricole e delle Politiche industriali dell’agro-food;
- far approvare il “Collegato agricolo” con i necessari provvedimenti sulla semplificazione burocratica;
- riformare radicalmente il sistema Agea e degli altri Enti Pagatori, superando i ritardi nei pagamenti degli anni scorsi e la incertezza sui valori e sui tempi di quelli futuri;
- emanare una legislazione a difesa del suolo, al fine di ridurre la cementificazione e salvaguardare il ruolo delle imprese agricole.
“Tematiche fondamentali che vanno affrontate e risolte al più presto – concludono Cia, Confagricoltura e Copagri – e che devono essere comprese anche dall’opinione pubblica. Perché il settore primario ha un valore inestimabile a livello produttivo, culturale e di salvaguardia dell’ambiente che deve essere sostenuto e non lasciato, appunto, nell’immobilità”.