Il messaggio dell’associazione nella Giornata mondiale dedicata
Bisogna rafforzare la legislazione, creare incentivi e promuovere iniziative a livello globale, per la tutela della biodiversità. E l’Italia deve fare da apripista e da esempio, visto che, con un trentesimo della superficie Ue, detiene il 50% della biodiversità vegetale e il 30% di quella animale di tutto il continente europeo. Così Anabio-Cia in occasione della Giornata mondiale della Biodiversità.
Fermare il processo di perdita di biodiversità a livello globale è necessario, perché una sua diminuzione riduce drasticamente la capacità di adattamento degli ecosistemi e, quindi, la loro possibilità di reagire a parassiti e malattie, oltre che ai cambiamenti climatici.
In questo senso, l’adozione di pratiche come l’agricoltura biologica e quella conservativa, così come una gestione sostenibile del suolo -spiega Anabio- consente di ottenere sistemi agroalimentari rispettosi della biodiversità.
Ma occorre fare di più, come ha sottolineato anche la FAO invitando governi e comunità internazionale ad agire concretamente per la tutela della biodiversità, affrontando le cause maggiori della sua perdita, come l’inquinamento, il sovra-sfruttamento dei terreni o l’urbanizzazione selvaggia.
Anabio-Cia ricorda che il Parlamento italiano ha adottato nel 2015 la legge con “Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare” e che in molte regioni sono presenti norme per l’uso sostenibile della biodiversità agricola. Bisogna, però, intensificare gli sforzi, ad esempio migliorando lo stato delle conoscenze in materia. Inoltre, è necessario potenziare le collaborazioni tra politici, organizzazioni di produttori, consumatori, settore privato e organizzazioni della società civile nei settori alimentare, agricolo e ambientale.
Soprattutto -aggiunge Anabio- la salvaguardia e il recupero della biodiversità agricola passa attraverso il miglioramento genetico partecipato dagli agricoltori, che consente di mantenere e produrre varietà migliori e più diversificate e, quindi, utilizzabili anche nelle aree agricole meno vocate. Proprio in queste zone, l’agricoltura biologica ha consentito di evitare l’abbandono e di mantenere il presidio dell’uomo a salvaguardia dei territori, così come di costruire un reddito dalla coltivazione di tipicità con più valore aggiunto.
Per vincere la sfida della biodiversità, infatti, la questione non va affrontata solo dal punto di vista naturalistico, ma in maniera integrata rispetto alla sfera economica, sviluppando filiere virtuose, efficienti e competitive e creando nuove opportunità di lavoro.