L’Associazione fa anche appello al Mipaaf per un nuovo Piano di Ricerca dedicato
Roma, 30 apr – Lo sviluppo interessante del settore biologico italiano, in una fase cruciale della transizione green Ue, rinnova il dibattito sul futuro del comparto sementiero che può stare al passo da una parte, grazie a nuovi accordi interprofessionali con le ditte, dall’altra potendo contare su un nuovo Piano di Ricerca per le Sementi Biologiche. Questo il punto di Anabio, l’associazione per la promozione del biologico di Cia-Agricoltori Italiani che fa appello, dunque, al mondo delle imprese, ma anche al Mipaaf perché acceleri sull’iter amministrativo di definizione del Piano.
Negli ultimi dieci anni, sottolinea Anabio-Cia, si è registrata una significativa crescita della superficie investita a produzione bio che ha raggiunto 16.048 ha nel 2020, quando l’area destinata ai semi bio, in Italia, è aumentata del 28% rispetto al 2019. Anche se rappresenta ancora solo il 4,5% del totale delle aree di produzione nazionale di sementi, questa crescita è molto incoraggiante e va colta come una sfida per rispondere a una domanda ancora latente di sementi bio diversificate, adattate alle condizioni di produzione biologica e locale. Attivare questo processo vuol dire, inoltre, guardare alla scadenza del 2036, quando non sarà più possibile far ricorso alle deroghe imposte dalla normativa Ue. Oggi, già 2 specie non sono più in deroga (Erba Medica e Trifoglio Alessandrino) e a queste se ne potrebbero aggiungere altre 15 nel corso del 2022. In tale contesto, torna il focus sulla Banca Dati Sementi, che al momento contiene 878 specie e varietà, e deve diventare sempre più lo strumento di gestione per la moltiplicazione vegetativa con metodo biologico e sempre meno il mezzo per le deroghe.
Sul fronte agricolo, Anabio-Cia è fortemente impegnata a mobilitare i produttori del comparto a favore delle sementi biologiche, sollecitata da norme comunitarie e nazionali più stringenti del passato, ma anche da anni di ricerca partecipata su cui è tempo di puntare e che vede come promotrice in primis la Rete dei Semi Rurali.
In gioco, precisa Anabio-Cia, c’è l’erosione genetica della biodiversità e, quindi, la salute del pianeta. Consapevoli di questo, in diverse regioni d’Italia, non poche aziende del settore hanno introdotto semi pionieri, attingendo a varietà antiche e locali, sostenendo la selezione partecipativa, scegliendo, dunque, di operare secondo l’etica del biologico.
Per Anabio-Cia bisogna, dunque, lavorare con le ditte sementiere italiane per nuovi accordi interprofessionali con contratti che contengono la combinazione tra specie/varietà nelle diverse regioni e prevedano informazione e formazione tecnica ed economica efficace.
Al Mipaaf, invece, conclude Anabio-Cia, la richiesta di finanziamenti per un nuovo Piano Nazionale delle Sementi Biologiche, annunciato da un anno, ma ancora alle prese con l’iter amministrativo. Altre iniziative potrebbero aggiungersi, infine, tra il 2021 e il 2027, con il Programma Horizon Europe e l’Asse3 del Piano di promozione europeo dAel biologico che prevede una serie di azioni, ricomprese dentro la voce AKIS. Horizon Europe, in sinergia conEIP-AGRI, prevede stanziamenti di fondi per sostenere la conservazione e l’uso delle risorse genetiche, le attività di precoltivazione e di allevamento, la disponibilità di sementi biologiche, mentre le “Reti di aziende agricole dimostrative dell’Ue” sono indicate come un modo per promuovere un approccio partecipativo.