I segnali di crescita registrati nella Grande distribuzione devono essere ora trasferiti nelle fasi a monte della filiera agroalimentare. È quanto rileva il presidente nazionale della Cia-Agricoltori Italiani Dino Scanavino, in merito ai dati diffusi oggi dall’Istat sul commercio al dettaglio, aggiungendo che gli agricoltori lottano con prezzi sui campi non remunerativi e spesso al di sotto dei costi di produzione.
Secondi l’analisi del Centro Studi della Cia, frenano sì a giugno le vendite al dettaglio alimentari, che perdono lo 0,1% sul mese precedente, ma continuano a restare positive sia rispetto allo stesso periodo del 2015 (+0,2%) sia nel primo semestre dell’anno (+0,4% tendenziale). A soffrire delle scelte dei consumatori sul carrello della spesa per la tavola restano le piccole botteghe di quartiere, che tra gennaio e giugno lasciano per strada un altro mezzo punto percentuale (-0,5%), mentre prosegue la crescita degli acquisti alimentari nella Gdo (+0,8%), trascinata in alto dal nuovo “boom” dei discount (+1,9%) registrato nei primi sei mesi del 2016.
“Anche se in modo più lento, rispetto a un anno fa il valore delle vendite nelle fasi di commercializzazione aumenta, restando col segno più -commenta il presidente Scanavino-. Purtroppo lo stesso non si può dire per le fasi a monte della filiera agroalimentare. Sono davvero molti i casi in cui le imprese agricole, con i prezzi sui campi crollati a luglio del 2,1% tendenziale (-16% solo i cereali con punte fino al -40% per il grano), non riescono a coprire i costi di produzione e, quindi, non possono programmare il proprio futuro”. Ecco perché “è necessario mettere in campo tutti gli strumenti e gli sforzi per riequilibrare i rapporti di filiera e garantire più centralità all’agricoltura e al suo ruolo. Un percorso da avviare con urgenza -conclude Scanavino- nella consapevolezza che un’agricoltura più protagonista vuol dire un Made in Italy agroalimentare più forte e competitivo”.