Il cartello all’ingresso diceva bean to bar chocolate. Non avevo idea di cosa significasse, ma sicuramente qualche turista curioso mi avrebbe fatto la stessa domanda che mi stavo ponendo io, quindi avrei fatto bene a informarmi.
Ora sono in Perù da qualche mese e faccio cioccolato da abbastanza tempo per sapere che bean to bar chocolate è quasi un rituale sacro, attraverso il quale avviene una delle più belle magie.
Bean to bar significa dalla fava di cacao alla barra di cioccolato, vuol dire che un’impresa compra le fave di cacao e le trasforma in cioccolato all’interno della stessa filiera. Non necessariamente una grande impresa, servono solo poche macchine e tanta voglia di sporcarsi. Può sembrare un percorso complicato, ma non lo è affatto, è solo il metodo più genuino che parte da una buona materia prima e ne conserva l’integrità.
Una volta tostate, le fave sono private della loro pellicina (dalle quali si ottiene un delicato infuso) e ridotte in granella, in seguito la granella viene versata in un macchinario che noi chiamiamo melanger. Questa particolare macchina ha al suo interno due pietre rotanti, che pian piano, per qualche giorno, ruotando in continuazione alla stessa velocità, riducono la granella in liquido. La frizione delle pietre contro i bordi della macchina fa in modo che il contenuto si surriscaldi, rilasciando il burro di cacao, presente naturalmente nelle fave.
Dove prima c’era una granella dalle tonalità marroni e dorate, ora c’è un liquido brillante e dai colori caldi. Cioccolato puro pronto per essere successivamente trasformato in cioccolato di differenti percentuali, ma questa è un’altra storia…
R.A.