La Cia in merito ai nuovi dati dell’Istituto nazionale di statistica relativi al 2013: il settore primario è l’unico con il segno più (+0,6%). Vuol dire che, nonostante i prezzi non remunerativi e il crollo dei consumi domestici, le imprese agricole continuano a dimostrarsi attive e vitali. Per questo il governo deve prestare più attenzione al comparto, che ora subisce anche gli effetti del maltempo e dell’embargo russo.
Anche con il ricalcolo Istat, l’agricoltura resta l’unico settore produttivo a registrare un incremento del valore aggiunto nel 2013, a +0,6 per cento, in assoluta controtendenza. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito all’adeguamento dell’Istituto nazionale di statistica alle nuove norme europee per la definizione del Pil, aggiungendo che “si tratta di una nuova conferma della vitalità e della tempra delle imprese agricole che, pur in presenza di numerosi ostacoli economici, dai prezzi sul campo non remunerativi al calo dei consumi domestici, continuano a tirare avanti, assicurando produttività e posti di lavoro”.
Il segno positivo, tuttavia, non basta a risolvere tutti i problemi del comparto: la situazione delle aziende resta difficile -spiega la Cia- sia a causa della stagnazione degli acquisti interni, sia per i problemi che si sono aggiunti in questi ultimi mesi, dagli effetti del maltempo sulle campagne alle conseguenze dell’embargo russo sui prodotti agroalimentari europei.
Per questo motivo, da un lato chiediamo al governo di accelerare sulle misure a sostegno dei redditi delle famiglie, non fermandosi al bonus Irpef di 80 euro -osserva la Cia- e dall’altro di investire sul serio sull’agricoltura, che rappresenta un asset sempre più strategico per la ripresa del Paese, soprattutto in vista di ‘Expo 2015’, che racconterà l’Italia attraverso il cibo, nelle sue tante accezioni (sicurezza alimentare, qualità e tradizione agricola, innovazione e biodiversità), diventando un fattore ulteriore di accelerazione economica per l’Italia e le sue imprese.