Il presidente nazionale della Cia Dino Scanavino dopo la nomina di Maddè: “Ormai è un ente che aumenta la burocrazia e appesantisce il sistema. Serve un cambio di passo, con una struttura snella che possa favorire la ripresa del settore”.
Prendiamo atto della nomina del nuovo direttore dell’Associazione italiana allevatori, consapevoli che, nel corso degli anni, le finalità dell’Aia sono venute meno. Così il presidente nazionale della Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino, dopo la nomina di Roberto Maddè, già direttore di Coldiretti Toscana, al vertice dell’Aia.
L’Associazione, all’opposto degli obiettivi che l’hanno ispirata, è ormai un ente che grava sulla zootecnia e che, aumentando la burocrazia, finisce con l’appesantire il sistema. Il tutto, in una fase già di per sé difficile e delicata per gli allevatori italiani -sottolinea Scanavino-. Fortunatamente, il nuovo quadro comunitario unito alla delega al Parlamento per la riforma del sistema allevatoriale, lasciano prefigurare all’orizzonte una concreta opportunità di semplificazione.
Quanto più riusciremo a cogliere tali opportunità, tanto più anche gli allevatori italiani, come accade in altri Paesi, potranno contare su una struttura snella che, al contrario di oggi, potrà agevolare il rilancio competitivo di una delle filiere più strategiche del made in Italy agroalimentare. I prezzi del latte mai così bassi negli ultimi anni, la crisi delle carni suine, la pressione delle importazioni di bovini, le conseguenze degli embarghi -conclude il presidente della Cia- richiedono con urgenza un cambio di passo e risposte concrete, a partire dal fronte dell’assistenza tecnica alle aziende zootecniche.