Nel bellissimo scenario del Parco dell’Adamello, sulle Alpi Retiche meridionali nella zona nord-orientale della provincia di Brescia, tra il 2014 e il 2015 sono state condotte prove sperimentali sulla coltivazione della quinoa (Chenopodium quinoa Willd.).
Numerose sono le attività e i progetti in cui questa zona protetta è coinvolta, dalla tutela delle antiche varietà di frutta alla riqualificazione del fiume Oglio, passando per la tutela delle varietà vegetali e animali autoctone. La sostenibilità è il fil rouge che collega tutte queste azioni, e nella quale si inserisce perfettamente la coltivazione di semi antichissimi, come quelli della quinoa appunto, che posso rappresentare il futuro dell’agricoltura. Ricordo infatti che questa è una pianta che richiede pochissimi input e che, essendo presente in moltissime varietà, ben si adatta alle condizioni pedoclimatiche più diverse, sopportando anche alti livelli di salinità nei suoli. Inoltre, secondo la FAO (Food and Agricolture Organization of the United Nations), la quinoa potrebbe avere un ruolo principale nel migliorare la sicurezza alimentare, fornendo tutti gli amminoacidi essenziali, importanti vitamine (B, C e E), una buona percentuale di antiossidanti ed essere essenziale per tutti coloro che presentano intolleranze o allergie al glutine, non presente in questa pianta.
Nei tre campi sperimentali allestiti ad altitudini diverse (200, 900 e 1400 metri) sono state coltivate tre varietà di quinoa: la varietà Titicaca, originaria del lago omonimo situato tra Perù e Bolivia, una varietà danese, e un mix acquistato da un’azienda francese: Sandoval mix.
La semina è stata fatta su terreno fresato con semplice rastrello verso la fine di maggio, mentre la raccolta è stata eseguita tra la fine settembre e i primi di ottobre. Lavorazioni del terreno, semina e raccolta sono state eseguite manualmente, date anche le ridotte dimensioni dei campi sperimentali, e nel rispetto della logica di un’agricoltura low-input.
Le prove condotte nel 2014 hanno portato ad una scarsissima produzione, mentre quelle condotte nel 2015 sono state molto soddisfacenti. I pochi semi prodotti nel 2014 sono stati comunque riutilizzati nella semina di quest’anno.
La varietà impiegata in queste prove, che più di tutte a dato problemi è stata la Titicaca: questa ha presentato infatti, in uno dei campi, germinazione non uniforme e notevole competizione con il farinello comune (Chenopodium album L.), rispetto al quale, in particolar modo nelle prime fasi vegetative, la quinoa è molto simile, se non del tutto uguale.
Una volta raccolti, i semi sono stati essiccati in essiccatoio per erbe officinali e sono stati lavati sotto acqua corrente per poter eliminare le saponine contenute nei tegumenti esterni delle cariossidi.
Per il momento, i semi raccolti non sono stati commercializzati, ma Guido Calvi della Comunità Montana Valle Camonica, e i suoi colleghi, stanno cercando possibili acquirenti tra i produttori locali, in particolar modo tra le aziende che lavorano cereali come panifici e pasticcerie.