Chiediamo un confronto sulla riforma della Pac.
E’ necessario che il budget della Politica agraria comunitaria post 2020 non sia tagliato, e si mantenga almeno l’attuale livello di spesa. Allo stesso tempo bisogna accelerare il percorso di riforma della nuova Pac, già avviato in questa legislatura, in una logica di semplificazione, flessibilità e innovazione.
Roma, 20 mag – L’Italia è alla vigilia di elezioni di vitale importanza per il futuro di tutti i cittadini europei, eppure le tematiche comunitarie sembrano trovare poco spazio all’interno del dibattito politico. Flat tax, revisioni del contratto di governo, revoca di incarichi o cannabis shop: la campagna elettorale non sta vertendo sulle prospettive future dell’eurozona, ma su questioni ancorate a una visione politica prettamente nazionale. In una fase storica dove le sfide del mercato globale sono sempre più difficili da superare e gli scenari geopolitici in costante evoluzione, Cia-Agricoltori Italiani ritiene, a questo punto, urgente un confronto serrato e costruttivo sulle politiche europee e su una loro possibile riforma.
Il rilancio di una visione federale e solidale dell’Europa; le regole e le procedure alla base delle sue decisioni, a partire dal ruolo del Parlamento; il protezionismo commerciale e lo sviluppo sostenibile; il tema cardine della nascita di una “vera” Unione politica per contrastare l’euroscetticismo: queste le principali questioni su cui gli Agricoltori Italiani attendono risposte dalla prossima legislatura, partendo ovviamente dalla nuova Politica agricola comune.
In questi decenni la Pac, tra le politiche fondanti l’Ue, ha garantito la sicurezza e la salubrità delle produzioni agroalimentari, così come la tenuta dell’intero sistema rurale e la salvaguardia di biodiversità e ambiente. Ecco perché, sottolinea Cia, è necessario che il budget della Pac post 2020 non venga tagliato, ma si mantenga almeno l’attuale livello di spesa. Allo stesso tempo, bisogna accelerare il percorso di riforma della nuova Pac, già avviato in questa legislatura, in una logica di semplificazione, flessibilità e innovazione.
Inoltre, devono entrare nell’agenda politica comunitaria la riforma del sistema dei pagamenti, l’accrescimento delle politiche di sostegno all’organizzazione di filiera, il rafforzamento delle politiche di gestione delle crisi. Assieme ai due pilastri della strategia politica Cia: un progetto europeo di governo delle aree interne e nuovi accordi di libero scambio che da una parte sostengano l’export Made in Italy e dall’altro tutelino i nostri prodotti sensibili da un import senza regole, anche rivedendo il funzionamento delle clausole di salvaguardia.
Sono questi gli asset su cui Cia-Agricoltori Italiani ha costruito “L’Europa che vogliamo” e rispetto ai quali gli imprenditori chiedono soluzioni ai candidati alle imminenti elezioni europee. Dalle nuove politiche comunitarie dipenderà il rilancio del processo d’integrazione dell’Unione e anche il futuro dell’agricoltura.