Il tema al centro dell’iniziativa nazionale a Torino con l’Inac. Ai coltivatori italiani in media 400 euro mensili, molto al di sotto dei minimi pensionistici previsti dall’Europa. Una distorsione che azzera il ricambio generazionale sui campi. La copertura finanziaria per aumentarle c’è, la nostra Previdenza è in attivo di 14 miliardi. Puntare sulla proposta di legge Damiano-Gnecchi.
Torino, 7 lug – Servono pensioni più dignitose per gli agricoltori italiani, ad oggi molto più basse di quanto previsto dall’Europa con una media di 400 euro al mese. Una situazione che spinge molti produttori anziani a continuare l’attività, frenando di fatto il ricambio generazionale nei campi. La denuncia arriva dalla Cia-Agricoltori Italiani che, assieme al suo Patronato Inac, ha promosso un convegno nazionale sul tema a Torino, nella Sala Viglione del Consiglio Regionale del Piemonte. Con richieste ben precise, come l’adozione da parte del Governo della proposta di legge Damiano-Gnecchi sulle pensioni base.
In Italia Imprenditori agricoli professionali (Iap) e Coltivatori diretti sono circa 458 mila, dei quali l’89% non maturerà una pensione superiore a 600 euro al mese. La media però è notevolmente più bassa (400 euro mensili), con punte minime di assegni da 276 euro. Si tratta di condizioni intollerabili che richiedono una revisione urgente del sistema pensionistico nazionale. D’altra parte -hanno spiegato Cia e Inac durante i lavori- l’incidenza vera della spesa pensionistica sul Pil è pari al 10,7%, al contrario di quanto sostenuto da più parti. Le entrate superano i 183 miliardi di euro, con un saldo positivo di 14 miliardi. Questi dati dimostrano che esistono i margini per aumentare le pensioni e che c’è la copertura finanziaria per l’adeguamento progressivo dei minimi di pensione al 40% del reddito medio nazionale come previsto dalla Carta Sociale Europea (650 euro mensili).
“Con le riforme Amato, Dini e poi Fornero vengono sottratti ai pensionati quasi 900 miliardi di euro. Grazie alle nostre battaglie, qualcosa si è mosso con la legge di Stabilità 2017. E’ ancora troppo poco, ha evidenziato il presidente della Cia Dino Scanavino, è sotto chi occhi di tutti come il sistema pensionistico italiano debba essere fortemente riformato. Un processo che non è più rinviabile, perché gli italiani che vivono sotto la soglia di povertà sono quasi 5 milioni. E tra le categorie che stanno peggio, ci sono senza dubbio gli agricoltori che, tra l’altro, vivono nelle aree interne e rurali dove già scarseggiano welfare e servizi. Con queste premesse non ci si può certo stupire che stenti il turn-over nei campi, con l’ingresso degli under 40 nel settore fermo sotto il 6%. Le aziende over 65 appresentano il 40% del totale. Il settore più anziano del mondo, a fronte di 200 mila potenziali aspiranti agricoltori tra i giovani disoccupati”.
Occorre un rapido cambio di marcia. “Il disegno di legge Damiano-Gnecchi, che prevede l’istituzione di una pensione base (448 euro), ha aggiunto il presidente dell’Inac Antonio Barile, è un’ottima base per la soluzione al progressivo impoverimento delle pensioni. Un ddl che la Cia chiede di attuare già con la prossima legge di Bilancio e di migliorare ulteriormente, riducendo da 15 a 5 anni il raggiungimento dell’importo mensile della pensione base o zoccolo, a cui aggiungere la pensione liquidata interamente con il metodo contributivo”.
All’iniziativa di Cia e Inac sono intervenuti Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati; Lodovico Actis Perinetto, presidente Cia Piemonte; Giorgio Ferrero, assessore regionale all’Agricoltura e Dalida Trevisan, responsabile Team pensioni Inps Piemonte.