Il presidente della Cia Dino Scanavino commenta le stime preliminari sul Prodotto interno lordo nel secondo trimestre diffuse dall’Istat: il settore paga anche gli effetti del clima, sempre più segnato da eventi “estremi”. Serve uno scatto in avanti dal governo, con misure strutturali a sostegno dei redditi delle famiglie e provvedimenti attenti ai bisogni reali delle imprese agricole.
“Dal calo del Pil nel secondo trimestre non si salva alcun settore produttivo, neanche l’agricoltura che nei primi tre mesi dell’anno era stato l’unico comparto a crescere con un aumento del 2,2 per cento del valore aggiunto. Purtroppo la situazione di stagnazione del Paese, con i consumi fermi e la deflazione a tavola, oltre al maltempo e al crollo dei prezzi praticati sui campi, hanno bloccato la risalita”. E’ quanto afferma il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori, Dino Scanavino, commentando le stime preliminari sul Prodotto interno lordo nel secondo trimestre diffuse dall’Istat.
“Il quadro dei consumi delle famiglie è completamente negativo, anche per quanto riguarda gli alimentari -evidenzia Scanavino-. La spesa per il cibo è crollata di un ulteriore 1,1 per cento da inizio 2014, toccando il -3,9 per cento per l’ortofrutta fresca nel primo semestre dell’anno, e oggi un italiano su due continua a comprare solo l’essenziale”.
“Ma a mettere ancora più in crisi le aziende del settore primario è stato l’andamento climatico sfavorevole e sempre più segnato da eventi estremi -continua il presidente della Cia- che non solo hanno provocato danni alle produzioni ma hanno stravolto il calendario agricolo in mesi decisivi. A questo si aggiunge il ‘nodo’ dei prezzi all’origine, assolutamente non remunerativi, che soffocano la dinamicità delle imprese. Basta pensare a cosa sta succedendo oggi alla frutta estiva, con gli agricoltori pagati il 40 per cento in meno per le pesche e addirittura il 60 per cento in meno per le angurie rispetto a un anno fa”.
“E nonostante tutto questo -aggiunge Scanavino- l’agricoltura continua a mostrarsi più vitale di altri settori e a garantire produttività e lavoro. E’ chiaro, però, che qualcosa ora deve cambiare. Per questo motivo chiediamo al governo, da una parte, di accelerare sulle misure a sostegno dei redditi delle famiglie, non fermandosi al bonus Irpef di 80 euro. Dall’altra, chiediamo alla politica di guardare con sempre più attenzione verso gli agricoltori italiani, che hanno tutte le carte in regola per essere uno dei driver della ripresa economica del Paese, ma sono costretti ad operare in un contesto carico di ostacoli”.