La Cia in merito ai dati diffusi dall’Istat: alla base della flessione dei listini al consumo resta la debolezza della domanda domestica nell’ultimo anno. Solo la spesa alimentare, dopo 13 trimestri consecutivi di calo, segna un timido recupero chiudendo il 2014 a +0,6%. Ma sono cambiate completamente le abitudini d’acquisto, tutte orientate al low-cost. Bene l’introduzione nel paniere dei prodotti “gluten free”, che valgono 250 milioni di euro.
Sul ritorno della deflazione a gennaio non pesa solo la caduta secca dei prezzi dei beni energetici, ma anche la debolezza persistente della domanda domestica con i consumi fermi in territorio negativo nell’ultimo anno e una contrazione della spesa per gli alimentari che è proseguita per 13 trimestri consecutivi prima del mini rimbalzo nell’ultimo scorcio del 2014, che ha permesso di chiudere l’anno con un timido aumento dello 0,6 per cento. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito ai dati Istat diffusi oggi.
E’ comunque un recupero fragile, segnato da un modo diverso di comprare, con un italiano su due (54 per cento) che è passato stabilmente a prodotti più economici nel carrello alimentare -sottolinea la Cia- e quasi il 35 per cento della spesa occupato ormai soltanto da prodotti in promozione e offerta speciale.
Quanto all’ingresso nel nuovo paniere Istat dei prodotti “gluten free” -aggiunge la Cia- si tratta di una scelta obbligata, visto che le vendite del segmento sono triplicate negli ultimi 5 anni e oggi il volume d’affari degli alimenti senza glutine ha raggiunto solo in Italia quota 250 milioni di euro. Non solo: le maggiori catene della Gdo hanno inserito i prodotti “gluten free” tra quelli a marchio commerciale e i megastore che offrono solo questo tipo di alimenti crescono del 10% annuo.