Il presidente nazionale della Cia, Dino Scanavino, commenta il provvedimento “terrevive” firmato dal ministro Martina, che libera 5.550 ettari di terreni agricoli pubblici per la vendita o l’affitto offrendo una linea preferenziale ai più giovani. In Italia i prezzi di mercato sono tra i più alti in Ue: quasi 18 mila euro per un ettaro contro i 6.500 della Germania. Adesso puntare su accesso al credito e nuova Pac.
“Siamo ovviamente soddisfatti del decreto firmato dal ministro Martina che offre un’opportunità interessante al settore, guardando ai giovani. Liberare i terreni agricoli pubblici per la vendita o l’affitto è, tra l’altro, una nostra proposta avanzata con forza già nel 2010 con la ‘Banca della terra’. Ora questa misura potrà diventare una vera chance per gli ‘under 40’ se accompagnata da validi strumenti creditizi, che sostengano i nuovi imprenditori nella fase di start-up”. Così il presidente nazionale della Cia-Confederazione italiana agricoltori, Dino Scanavino, commenta il decreto ‘terrevive’ firmato dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, che dispone la vendita e l’affitto di circa 5.550 ettari di terreni agricoli pubblici.
“E’ chiaro che per agevolare l’ingresso delle nuove leve in agricoltura bisogna prima di tutto agevolare l’accesso al bene terra -osserva Scanavino-. In un Paese segnato dalla scarsa mobilità fondiaria, acquistare ai prezzi di mercato è quasi impossibile: se in Francia un ettaro costa in media 5.500 euro e in Germania 6.500 euro, in Italia un ettaro di terreno viaggia mediamente intorno ai 18 mila euro. E anche l’affitto, soprattutto in alcune zone a forte caratterizzazione produttiva e territoriale, è proibitivo. Per questo è importante la misura messa a punto con il decreto, che potrà generare nuova occupazione tutta giovane in un comparto fondamentale del Paese che tra produzione agricola e industria alimentare vale il 15 per cento del Pil”.
Comunque -prosegue il presidente della Cia- la questione cruciale del ricambio generazionale in agricoltura, che in Italia è una priorità imprescindibile, passa attraverso la capacità di incentivare i giovani a entrare nel settore con una strategia più complessiva. Mi riferisco a quelle misure più pragmatiche che possono essere inserite nella Pac”.
In questo senso “è necessario insistere affinché Bruxelles riveda la posizione sugli ‘aiuti di Stato’ e si attivino quelle sinergie con gli istituti bancari per favorire l’accesso al credito per i giovani. Un altro passaggio importante, sempre nell’ottica di privilegiare i giovani -evidenzia Scanavino- è quello relativo all’applicazione della nuova Pac in Italia. Come nel caso del controverso articolo 50 del Regolamento 1307/13, che prevede un pagamento supplementare per i giovani, una sorta di ‘premio’ a sostegno dei nuovi imprenditori. Proprio condividendo la ratio della misura, riteniamo che il pagamento supplementare debba essere pari al 25 per cento del valore del pagamento nazionale medio e non pari al 25 per cento del valore del ‘titolo base individuale’ dell’azienda. Questo perché -conclude il presidente della Cia- trattandosi di giovani al primo insediamento è più equo e opportuno optare per la prima soluzione, piuttosto che assegnarli a ‘un titolo’ che in teoria potrebbe essere stato costruito molti anni prima e da altri imprenditori”.