Il profumo del cioccolato è inconfondibile, me ne sono accorta grazie ai turisti che entrano meravigliati nel laboratorio dove ora mi trovo, a diecimila chilometri da casa. Non mi ero mai soffermata più di tanto a goderne l’aroma, troppo concentrata sul desiderio di assaporarlo, ma il cioccolato lo riconosce chiunque, dà conforto ed è per tutti una porta verso qualche dolce ricordo.
E’ proprio per questo, forse, che ho deciso di volare in Perù, e dedicarmi per un po’ di tempo allo studio di questo cibo magico, apprezzato anche dagli dei. Su consiglio di un’amica, e spinta dalla voglia di capire la storia di un ingrediente che si usa così tanto nella professione del pasticcere, eccomi qua ad Arequipa, una città peruviana che pochi conoscono, ma che è davvero bellissima.
Partiamo dal principio, mi chiamo Rachele, ho ventisei anni e tra le mani un diploma di pasticceria, che sto pian piano ingrassando grazie alla pratica e all’esperienza, proprio come quella che vivo ora. Sono in Sud America, terra di tante prelibatezze, quali il nostro amato caffè e il famoso cioccolato.
Tutti i grandi nomi europei, che hanno fatto la loro fortuna trasformando e servendo cioccolatini e praline, devono il loro successo a una pianta che è coltivata dove mi trovo ora. Mi incuriosiva sapere come da un frutto, bruttino e gelatinoso, si potesse arrivare a meravigliose tavolette lucide, o a piccoli piaceri come l’italianissimo Gianduiotto.
Sono qua per scoprirlo e per raccontarlo, ma per raccontare anche come è facile sentirsi a casa in Perù, un Paese che, come l’Italia, mangia ciò che ama e ama ciò che mangia.