La Cia commenta lo studio dell’Ispra presentato a Roma al convegno sul tema “La contaminazione da nitrati delle acque” con Martina e Galletti: si fornisce un nuovo supporto scientifico alla richiesta di adeguare finalmente la strategia comunitaria. Ora affrontare il problema dell’inquinamento da nitrati con un approccio integrato, basta misure che penalizzano solo gli allevamenti.
Lo studio dell’Ispra sulle cause della presenza di nitrati nelle acque fornisce un nuovo solido supporto scientifico alla richiesta di adeguare la strategia comunitaria di contrasto all’inquinamento da nitrati. Lo afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito al convegno sul tema che si è tenuto ieri a Roma alla presenza dei ministri Martina e Galletti.
La Cia giudica positivamente la decisa ripresa di iniziativa che i ministri delle Politiche agricole e dell’Ambiente hanno intrapreso da alcuni mesi con l’apertura di un “tavolo nitrati” che ha portato, dopo anni di immobilismo, al varo di una nuova normativa nazionale di recepimento della direttiva comunitaria: si tratta di un decreto che attualmente è all’esame della Commissione Ue e che la Confederazione si augura possa essere al più presto messo in pratica perché affronta alcuni dei nodi essenziali nel settore, dal ruolo del digestato alla necessaria flessibilità nei calendari di spandimento degli effluenti.
Dallo studio Ispra -sottolinea la Cia- emerge ancora una volta con chiarezza che il ruolo della zootecnia nell’inquinamento delle acque sotterranee è stato finora fortemente sovrastimato. E invece la fonte di provenienza dei nitrati è generalmente mista, cioè di origine civile, minerale e zootecnica, e l’allevamento non è, nella maggioranza dei casi, il principale.
Ma questo ovviamente mette in discussione gli strumenti della direttiva nitrati, tutti indirizzati verso la zootecnia, e quindi rende ora necessario e urgente perseguire decisamente l’obiettivo dell’aggiornamento della normativa: c’è bisogno di affrontare il problema con un approccio integrato e non con misure che, senza il supporto di motivazioni scientifiche, penalizzino ancora lo sviluppo del settore zootecnico che finora si è già dovuto addossare oneri e limiti che dipendono da altre attività.